Nel Kalahari, il grande deserto dell’Africa Australe, abitano, da più di 44.000 anni (qualche scienziato azzarda anche 100.000 anni), i piccoli San.
Le ultime ricerche sul codice genetico, il DNA di varie popolazioni del mondo, hanno stabilito che i San rappresentano il tipo umano più antico, quello che più si avvicina agli antenati di tutta la specie umana.
Su Wikipedia ho trovato questo interessante studio: “Nonostante sia stata dimostrata la presenza nel loro territorio da almeno 20.000 anni, esistono resti di scheletri compatibili con questa popolazione ben più antichi risalenti addirittura a 100.000 anni fa, è il cosiddetto popolo degli strandlopers o boscopoidi della regione costiera della Namibia. Strandloper significa in africaans camminatore di spiaggia, in riferimento allo stile di vita di questo antichissimo popolo che viveva raccogliendo conchiglie e altri organismi spiaggiati lungo la costa del mare.
La cosa interessante di questi scheletri è il rapporto teorico tra il peso del cervello e del corpo, superiore ad ogni altro Homo Sapiens esistito dal passato al presente: i boscopoidi avevano una capacità del cranio superiore del 30% a quella dell’uomo moderno, su un corpo da pigmeo. Con questi grandi crani si suppone avessero un’intelligenza fuori del comune e in effetti sono state trovate tra i reperti alcune piccole trappole per la pesca veramente ingegnose, inoltre si hanno le prime testimonianze di sepolture rituali.
Altro fattore d’interesse è il loro stile di vita legato esclusivamente al mare che li distingueva da ogni altro Homo sapiens più arcaico.“
In Namibia poi i San si sono adattati alle difficili condizioni del deserto, che non è, come si può immaginare, solo sabbia, ma boscaglia, bush, adattatasi alle poche precipitazioni. E nella boscaglia cacciano, si muovono, vivono. Da qui la parola Bushman, gli uomini del bush, della boscaglia.
Al contrario degli Himba, popolo di allevatori, i San sono raccoglitori, cacciatori, che cacciano le prede con trappole ingegnose e con frecce dalle punte intrise di velenoso lattice di commifora ed euforbia virosa.
Ormai ridotti a poche centinaia, ho avuto la fortuna di incontrarli per la prima volta quest’anno (2017) dopo tanti viaggi in Namibia.
E vi posso assicurare che trovarmi a contatto con questa gente mi ha dato una emozione incredibile.
Colpita dai loro corpi minuti, dai loro volti a forma di cuore, con labbra carnose e occhi acuti, la carnagione chiara rispetto a Herero o Himba, non ho potuto fare a meno di riflettere su questa popolazione, che ancora oggi, in alcuni casi, sopravvive alla globalizzazione e al richiamo della modernità.
Nel Kalahari sono pochi i San che vivono ancora come 10.000 anni fa, adesso si possono conoscere le loro abitudini nei Living Museums, i musei viventi, dove essi vivono per diversi mesi l’anno, per far conoscere la loro cultura ai viaggiatori e per … avere un salario.
Molti San furono ingaggiati dall’esercito Tedesco durante la guerra con il Sudafrica, e tanti ormai hanno trovato impiego nelle fattorie della Namibia.
Testimonianza della loro cultura sono le celebri incisioni rupestri di Twyfelfontain, in Damaraland, datate oltre 2500 anni fa, di cui si parla in tutte le guide, come testimonianza lasciata dai San e dai loro sciamani.
E i San hanno dipinto le pitture rupestri che si trovano nella regione di Erongo.
Sono rimasta affascinata dalle pitture di Ai Aiba e Erongo, che testimoniano una fine arte. Utilizzando ossido di ferro, ocra, sangue animale, urina, hanno riprodotto con estrema accuratezza scene di caccia, giraffe e elefanti, cacciatori, uomini e donne…
Testimonianze di un passato ancora oscuro, pochi scienziati si azzardano a interpretarle: mappe della zona e della fauna che vi si trovava? Luoghi sacri? Limite di una zona di caccia di una tribù? Le pitture di Erongo rimangono un mistero.
PREGHIERA DEL CACCIATORE A NONNA CANOPO (stella)
“Dammi il tuo cuore che hai in abbondanza
e tu prendi il mio che è terribilmente vuoto,
che anch’io possa essere colmo come te.
Perché ho fame, ma tu sembri essere pienamente soddisfatta,
tu che sei tanto piccola.
Perché ho fame, dammi il tuo stomaco che è sazio
e prendi il mio, che possa anche tu
provare la fame.
Dammi il tuo braccio, che il mio sbaglia mira,
e colpisci per me la preda.“
Leggete La Spiaggia Infuocata di Wilbur Smith…scoprirete il mondo dei San!